Il dragaggio diventa ecologico

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Repubblica.it
di MAURIZIO BOLOGNI

Si chiama Decomar la sfida toscana a quei dragaggi marini che arano i fondali ma finiscono per inquinare le acque. È una sfida che parte dall’approccio ecosostenibile per creare business e sviluppare un’eccellenza toscana in settore inedito, radicando nel territorio il cervello di una futura multinazionale che crea lavoro. Decomar, la società toscana del dragaggio 2.0, ha già investito 15 milioni di euro per depositare brevetti in tanti Paesi del mondo e soprattutto per realizzare due inedite navi di dragaggio, tecnologicamente rivoluzionarie. «Abbiamo speso solo soldi nostri, senza un centesimo di contributo pubblico e senza la certezza di una commessa di lavoro», racconta Davide Benedetti (nella foto), presidente e amministratore delegato della Decomar, che mostra lo stile imprenditoriale perduto di chi rischia davvero, e in proprio, perché crede nel progetto. «Siamo certi che prima o poi sfonderemo, senza dover accettare compromessi», dice Benedetti.
Decomar ha inventato e importato sulle due navi la tecnologia di dragaggio Limpidho. L’aspetto rivoluzionario è che – spiega Benedetti – «questa tecnologia permette di prelevare i sedimenti dal fondale senza generare il fenomeno di risospensione », ovvero l’inquinamento delle acque provocato dalla perdita e dall’affiorare in superficie del materiale dragato. «Lavorando in ambiente praticamente sigillato e in alta depressione, l’acqua circostante non ha alcuno scambio con il materiale asportato. Questo tipo di inconveniente – aggiunge Benedetti – può invece essere provocato dalla benna bivalva, che è paradossalmente l’unica espressamente ammessa dagli appalti pubblici».
E’ successo che, a causa del sospetto inquinamento provocato dal dragaggio delle benne bivalve nel porto di La Spezia, con conseguente morìa di cozze, la procura della città ligure abbia aperto un’inchiesta e sottoposto ad indagine tre persone all’inizio di questo mese. Per una singolare coincidenza, proprio presso il molo Garibaldi del porto di La Spezia, Decomar era stata chiamata nel 2012 dal ministero dell’ambiente a realizzare un progetto dimostrativo delle performance di Limpidho. «Ebbene – sostiene Benedetti – gli organi tecnici che hanno esaminato le strumentazioni al lavoro hanno certificato al ministero che mentre la benna bivalva inquina 30 volte sopra i limiti consentiti, quella con Limpidho inquina 6 volte sotto la media. La nostra tecnologia, inoltre, permette di riciclare i residui ed evita lo smaltimento in discarica. Eppure, col successivo bando, l’autorità portuale ha ammesso alla gara per il dragaggio del posto di La Spezia solo la benna bivalva. Una nostra lettera di protesta, inviata a ministero e autorità portuale, non ha sortito effetti. E ora è scoppiato lo scandalo giudiziario per il sospetto inquinamento provocato dalla benna bivalva».
I soci di Decomar non si scoraggiano. Anzi. «Crediamo profondamente nel valore e nei virtuosimi della nostra innovazione, con coraggio abbiamo fatto una scelta di integrità senza compromessi, certi di avere in mano un pc di ultima generazione contro il pallottoliere degli altri – dice Benedetti – E intanto il Cnr ci ha invitato a relazionare ad un convegno che si svolgerà a Taranto il prossimo 22 gennaio. Anche gli altri, poi, saranno costretti ad ammettere le qualità di Limpidho».
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