Un grande convegno promosso dalla federazione del mare ha riunito, lo scorso 19 febbraio a Roma, tutti gli attori interessati all’avvio dei dragaggi portuali spesso bloccati da pastoie burocratiche e da interpretazioni diversificate tra regioni diverse.
Nel convegno, davvero molto partecipato, si è sentita una richiesta di deregulation che si scontra, come ha ricordato il Sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo, con le numerose procedure di infrazione da parte della Unione Europea. In Italia abbiamo norme molto stringenti ma in linea con le norme di tutta l’Unione Europea ed in particolare in linea con gli altri paesi del mediterraneo come precisato dall’Ing. Pellegrini di Ispra, ma dalle regioni fioccano le più disparate interpretazioni di allentamento (ed ecco scattare le procedure di infrazione europea) o di eccessiva complicazione burocratica (con conseguente paralisi).
La sottosegretario Silvia Velo, che per la sua precedente esperienza parlamentare, per la sua provenienza (Piombino) e per le sue attuali deleghe. è una delle maggiori esperte di questioni legate alla portualità, ha ricordato che un decreto di armonizzazione non ha ricevuto l’assenso in conferenza Stato-Regioni, per cui saranno necessari non meno di altri sei mesi per riuscire ad armonizzare esigenze nazionali e visioni locali. L’Onorevole Velo ha precisato (come si può vedere anche nell’intervista allegata all’articolo), che si tratta di sburocratizzare e di armonizzare ma certamente non si tratta di deregulation, ingiusta per la salute e inapplicabile per il quadro europeo.
Un messaggio chiaro, giunto dopo interventi come quello proveniente da Napoli in cui si è esplicitamente detto che prevedere vasche di colmata (per gli inesperti sono spazi dentro i porti con fondi impermeabili dove vengono “tombati” i sedimenti dragati sempre nella stessa area portuale) con caratteristiche del fondo pari alle performances di impermeabilità dell’argilla, equivale a non rendere possibile la loro applicazione in porti che hanno sul fondo tufo o simili come appunto nello scalo partenopeo.
Un intervento questo che ha messo il dito nella piaga, con la piaga costituita proprio dalle vasche di colmata che troppe volte subiscono “rotture non volute” del fondo, diventando più realisticamente spazi di raccolta in cui gli eventuali fluidi inquinati percolati, si spostano solamente di poche centinaia di metri proseguendo a danneggiare l’ambiente portuale .
Eppure la strada per uscire dall’impasse c’è ed è rappresentata dal salto tecnologico fatto da aziende italiane come la toscana Decomar di cui abbiamo parlato anche ad EcoFuturo (vedi articolo), che riescono a estrarre i sedimenti senza creare torbidità e senza disperdere eventuali inquinanti, portando i fanghi a ritornare utilizzabili per ripascimenti ed edilizia come ha proposto il rappresentante delle Porto Authority Dott Messineo.
Il convegno ha giustamente cercato di dire a voce alta che i dragaggi vanno fatti nell’interesse del paese perché la modalità dei trasporti marini in tutte le sue forme fino alle autostrade del mare è di gran lunga quella meno impattante per l’ambiente e meno costosa ma ha evocato, fino dalla locandina, una immagine dei dragaggi ormai superata , rappresentata da una benna che “morde il fondale”, serve solo ad evocare un sistema tecnologico anacronistico che sta alla rimozione dei sedimenti portuali come la rappresentazione della zappa sta alla agricoltura moderna.
Nell’arco del 2014 le sperimentazioni e le prime applicazioni del sistema di aspirazione vaglio e trattamento immediato dei fanghi portuali del nuovo dragaggio 2.0 ne hanno confermato efficacia e capacità di chiudere il ciclo come richiesto nella nostra era dell’economia circolare.
Ci auguriamo che il governo nella fase di messa a punto del nuovo decreto tenga conto della grande evoluzione tecnologica avvenuta e che la federazione del mare promuova un confronto tra le tecnologie vecchie e nuove che assieme possono davvero, senza artifici o furbizie, consentire di far ripartire tutti i dragaggi necessari per la nostra penisola incuneata nel mediterraneo.
Fabio Roggiolani
V.pres Giga