Enorme interesse per Limpidho a Pechino

Il territorio cinese è per il 13% inquinato e se parliamo solo del terreno arabile questa percentuale sale al 19% ( quello italiano lo è per il 3% con il 13% delle pianure) questi dati sono stati forniti dal direttore del Ministero dell’Ambiente Italiano Francesco La Camera ed indicano quanto infinito lavoro c’è da fare per riportare in salute la terra ed in particolare i fiumi, i laghi e le dighe che raccolgono nei loro fondali il peggio di tutto l’inquinamento.

La Cina ha deciso con due decreti di mettere mano alla questione con una dotazione di 300mld di € (oltre 2000mld di yuan) fino al 2020 per risanare il 3% e di puntare al 95% al 2030 da quantificare l’investimento che appare di dimensioni epocali.

Per meglio comprendere di quale sforzo si parla giova ricordare che l’Italia il cui problema non è certo banale come abbiamo visto sopra, ha investito nel periodo dal 2000 al 2014 4,5 miliardi di € tra stato, regioni e privati.

La scelta del governo Cinese è una novità dal punto di vista metodologico dato che di norma nei nostri paesi ci sono piani per i dragaggi portuali o per le bonifiche a terra o più raramente per dighe e fiumi ma non c’è un piano unico e lo sport nazionale non è risolvere il problema ma spostarlo magari dai fiumi a terra con un cortocircuito infinito.

Le aziende italiane a Pechino, e un mese fa a Shanghai (link articolo), si sono presentate come risoluzione globale del problema delle bonifiche degli specchi acquatici di ogni genere senza spostamento ma chiudendo il cerchio.

I dragaggi tradizionali, ad esempio con le benne, creano una grande torbidità quando sollevano il materiale e diffondono gli inquinanti che si erano “assopiti” nei fanghi dei fondali determinando un disastro ambientale grande o grandissimo a seconda di quanto sono seri gli operatori, ma sempre un disastro ambientale con morie di pesci, mitili, (link articolo) e ad esempio in caso di fiumi, colorando di marrone a valle dell’intervento aree enormi le cui sponde “intonacate” dai limi e dalle argille rimobilizzate saranno ripulite parzialmente solo dalle prossime piene.

La benna poi si porta via non solo i fanghi ma altrettanta acqua e così a terra si dovranno disinquinare il doppio dei materiali.

Ci sono poi le draghe cosiddette aspiranti e refluenti (link video), che creano danni minori in fase di prelievo ma che moltiplicano per dieci i materiali estratti, diluiti in 9 parti di acqua, se il materiale è inquinato il problema si trasferisce a terra dove per anni si dovranno subire gli effetti di questo tipo.

In Italia il video di cui abbiamo inserito il link è divenuto virale e accusato di essere una bufala, si trattava di una aspirante e refluente che dragava un punto non inquinato ma che buttava fuori comunque una nera e puzzolente brodaglia che sporcava la spiaggia in cui veniva scaricata, quindi anche se con materiali non inquinati quello è l’effetto di questo tipo di draghe.

Fino ad ora in mancanza di normative stringenti era facile prendere i fanghi dal fondo per consentire la navigazione ed appoggiarli simpaticamente sulle rive …..ma ora in Cina, per esempio, il governo cinese dice che vuole ridurre il globale delle terre e delle acque da bonificare (uno superficie equivalente all’intera Italia) ed ecco che la draga Limpidh2o di Decomar (link articolo), che spesso cito nei miei pezzi e per la diffusione della quale ero in Cina, è divenuta di colpo estremamente attuale.

Gli ecodragaggi infatti si basano sul principio della pompa aspirante a circuito chiuso, ovvero per prelevare i sedimenti si usa l’acqua che è nel circuito interno della pompa e che fa da veicolo per scardinare i fanghi pressati sul fondo e per trasportare i fanghi stessi dentro al sistema di trattamento, che separa inquinato (15%) e pulito (85%) e che, “scaricati” i fanghi, ritorna in funzione per prelevarne di nuovi.

Il risultato conseguente è che l’ecodragaggio non fa torbidità e non diffonde inquinamento nel luogo di prelievo, asportando dal fondo solo i fanghi, per cui alla fine del primo trattamento si dovranno trattare solo la parte inquinata dei fanghi, da trattare ulteriormente se necessario, mentre si porteranno a riuso i restanti fanghi divenuti sabbie o limi puliti.

Ricapitolando ecco che cosa hanno ben compreso i cinesi che hanno certamente i loro difetti ma non dormono e neppure fanno finta di dormire come certi burocrati nostrani:

Se drago con le benne faccio una diffusione di inquinanti, impolvero l’ecosistema di torbido e devo disinquinare il 200% del totale che era inquinato e sul fondo.
Se drago con la refluente devo disinquinare il 900% del totale inquinato sul fondo.
Se ecodrago con il sistema italiano Limpidh2o non creo torbide in prelievo e devo disinquinare il 15% del fango depositato sul fondale.
In più Decomar ha trovato un accordo con una società del gruppo Trevi, la 6V, che ha un impianto di trattamento dei fanghi estratti inquinati e che ha avuto la lungimiranza non di puntare a massimizzare i materiali da trattare ma di voler utilizzare come partner l’ecodragaggio per offrire in team un sistema che parla di finalmente bonifica e non di “spostifica” come finora avveniva.

Siamo rientrati da meno di una settimana e siamo in pieno sviluppo di una miriade di contatti che mai ci saremmo immaginati, visti gli ostracismi e gli ostacoli che ci aveva finora riservato il sistema italiano, siamo entrati da ospiti di onore nelle più grandi aziende cinesi e abbiamo scoperto eccellenze con cui gli ecodragaggi potranno sposarsi per risolvere problemi grandi e piccoli. La cooperazione sino-italiana può davvero su questo tema dare una soluzione mondiale al problema bonifiche con enormi benefici per il pianeta, l’acqua e la terra offesi dall’inquinamento.

Il sistema dell’ecodragaggio che può svolgere tutte le funzioni descritte sopra anche su un natante appare l’unica soluzione alla questione dei bacini idroelettrici o dei laghi che si vanno riempiendo da anni di fanghi (link articolo), anche perchè il bacino nel suo colmo è molto profondo e questo tipo di superpompa che lavora anche in un battente idrico di 50 cm, dato che agisce in depressione, più lavora in profondità sott’acqua e più diventa efficace ed efficiente.

Se i bacini nel nostro paese fossero stati sfangati per tempo come indicò il governo Monti, nella presente siccità avremmo a disposizione magari un miliardo di m3 di acqua in più in questa terribile emergenza.

La Cina lo ha capito e il cantiere degli ecodragaggi si è aperto anche nel nostro paese e di tale questione parleremo il 13 luglio nella sessione pomeridiana di Ecofuturo (link programma Ecofuturo 2017), alla quale parteciperanno Davide Benedetti di Decomar, Ennio Rao di 6v, Silvia Paparella di Remtech, Giuliano Gabbani di Unifi, Giampiero Ravagnan di Ca’ Foscari, insieme ad altri interlocutori straordinari e dove dimostreremo tra l’altro come, dopo il trattamento dei fanghi inquinati con la filiera globale descritta, non avremo più bisogno di ferire nuovamente il territorio per fare nuove cave, dal momento che quanto recuperato e portato a nuova vita sarà sufficiente ed avanzerà per fare edilizia e ripascimenti nel nostro paese.

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